
I componenti chimici solitamente contenuti sono gli alcaloidi (provocano alterazioni nel sistema nervoso), le anime e i polipeptidi (causano sete intensa, dilatazione della pupilla, vertigini, delirio, convulsione e morte dopo il collasso), i glucosidi (comportano lesioni irreversibili alla catena respiratoria e portano alla morte i pochi minuti o poche ore), le resine (producono irritazione ai tessuti nervosi, riducono la coagulazione del sangue, nefriti, avitaminosi e alterazioni della tiroide).
Le erbe più dannose sono:
Adonide: diffusa in prati e pascoli e infestate dei cereali. I semi se ingeriti provocano disturbi gastrici ed emoglobinuria.
Amaranto: pianta vigorosa tardo primaverile-estiva, molto diffusa, responsabile di disturbi nervosi, insufficienza renale, nefriti.
Avena: se contaminata dal fungo che provoca il carbone, inducono convulsioni e paralisi. Si hanno dei danni anche se l’avena proviene da campi concimati con azoto.
Barbabietola: quella da zucchero, come le varietà spontanee, può essere dannosa per un eccesso di nitrati e ossalati.
Bosso e ligustro: usati per comporre le siepi, contengono alcaloidi tossici.
Cicerchia: altamente tossica, produce lesioni al sistema nervoso, ipereccitabilità, convulsioni, paralisi e infine la morte
Cicuta: ombrellifera dall’infiorescenza biancastra, fu fatale a Socrate, colpisce il sistema nervoso centrale, provoca convulsioni violente, salivazioni e forti dolori addominali.
Coda cavallina: diffusa nei terreni umidi, demolisce la vitamina B. il cavallo presenta debolezza nel quarto posteriore, difficoltà di movimento, tremori, nervosismo, rifiuto del cibo, dopo somministrazione prolungata provoca rigidità muscolare e opacità cornea.
Erba cipressina ed erba calenzuola: lesionano il tratto gastro intestinale. Una quantità relativa può provocare collassi e morte.
Erba medica: se somministrata nelle dosi adeguate non è dannosa, ma in grande quantità provoca fotosensibilità.
Faggio: i suoi frutti causano dolori addominali intensi, convulsioni, tetanosimili e nei casi peggiori morte per asfissia.
Farinaccio: infestante diffusissima, tardo primaverile, provoca più o meno gli stessi disturbi della barbabietola.
Felce: diffusa in pascoli montani e terreni disboscati. Provoca la carenza di vitamina B, perdita di peso, letargismo, tremore e difficoltà nello stare in piedi, anoressia, disfunzioni cardiache anche letali. Perché il foraggio sia dannoso ne deve contenere il 20% ed essere somministrato per un lungo periodo.
Gigaro: fiorisce all’inizio della primavera nei boschi. In grandi quantità provoca il collasso.
Finestrino: dannoso per il suo contenuto di cianogenetici.
Mais: diventa dannoso se assorbe dal terreno eccessive quantità di nitrati, provocando così debolezza, dispnea, febbre e tosse.
Loglio: i suoi semi se infettati da un fungo provoca apatia, stordimento, vertigini, diarrea.
Lino: i semi di lino se non vengono “almeno” mischiati ad acqua sono altamente velenosi perché le loro proprietà non si disperdono nel pastone.
Malva: caratterizzata da fiori violacei, provoca forti tremori muscolari e prostrazione.
Mercurella: molto diffusa e dalle piccole esiorescenze giallastre, è responsabile di diarrea, ematuria e anemia.
Mililoto: si manifesta con gonfiori sottocutanei (emorragie locali) ed emorragie interne anche letali.
Napello: infestante dei pascoli montani, altamente pericoloso. L’avvelenamento e rapido, la morte arriva in poche ore dall’ingestione, preceduta da debolezza, prostrazione, salivazione, irregolarità cardiaca e deglutizione stimolata.
Oleandro: tutti i suoi organi sono tossici. La dose letale nel cavallo è di 0,005%del loro peso, i sintomi consistono in: gastroenterite con compromissione cardiaca.
Pini e cipressi: i loro aghi se ingeriti ripetutamente possono provocare l’aborto.
Portulaca: pianta a portamento prostrato, con fiori di vari colori, sembra una pianta grassa, diffusa al centro sud in particolare. Contiene elevate quantità di ossalati.
Quercia: le foglie e le ghiande dopo l’ingestione portano inappetenza, diarrea con feci sanguinolente ed eccessiva orinazione.
Rafano: insieme ad altre piante della stessa famiglia come senape, cavoli e rape, possono provocare sindrome urinaria, turbe dell’apparato digerente e disturbi tiroidei.
Ranuncoli: erbacei annuali o perenni, dai fiori gialli, responsabili di salivazione, diarrea, dolori intestinali, eccitazione o depressione, talvolta letali.
Romici: di taglia evidente e cespitosi in prati e pascoli, su terreni sciolti ed acidi. Provocano depressione e prostrazione ed anche il decesso a causa della presenza di ossalati.
Setaria: per la sua asperità, in grandi quantità provoca lesioni ulcerose alla cavità orale.
Straminio: dai bellissimi fiori bianchi campanulati, contiene alcaloidi.
Tasso: detto pianta della morte, si tratta di una sempre verde. I cavalli ne sono molto sensibili. Ricca di alcaloidi, lesiona il sistema nervoso, rallenta la circolazione, causa depressione, gastroenterite e in casi estremi la morte.
Trifogli: se ingerito in grandi quantità causa fotosensibilità, gonfiori, rigidità nel portamento e diarrea.
Veccia: i semi di questa leguminose provocano, anche in piccole quantità, fotosensibiltà